Di Antonio Vuolo
Castellabate – Un brivido leggero attraversa il corpo ogni volta che si attraversa quel tratto di mare, come se un grido d’aiuto si levasse dalla profondità del mare.
Lì, a circa centotrenta metri di profondità, nel mare blu a largo di Punta Licosa, giace dal 1943 il sommergibile italiano “Velella”. Non fu la sirena Leucosia ad ammaliarlo ed a farlo inabissare, ma i siluri del sommergibile inglese Shakespeare. Erano le ore 20 del 7 settembre 1943.
Quattro siluri su sei andarono a segno e causarono l’immediato affondamento del sommergibile che porto con sé in fondo al mare cinquanta giovani marinai.
Una tomba in fondo al mare
Ancora oggi il Velella è la loro tomba, nonostante da anni si discute sulla possibilità di recuperare il relitto dal mare e dare una degna sepoltura ai valorosi marinai che pagarono la pace della Patria con la morte.
Ecco perché il loro sacrificio nessuno potrà cancellarlo. Anche quest’anno a Castellabate, in occasione del venticinquesimo anniversario del gruppo locale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia in programma da oggi a domenica, saranno commemorate le vittime del sommergibile italiano.
Fu il fuoco amico, riflettendo a priori, a silurare il Velella. Un destino atroce, beffardo. Ma a bordo dei due sommergibili nessuno poteva sapere che pochi giorni prima il generale Badoglio aveva firmato l’armistizio con gli anglo-americani.
La stessa Marina Militare era all’oscuro di tutto. Fu così allora che alla vigilia dello sbarco alleato sulla costa campana dell’8 settembre, l’Italia rese esecutivo il «Piano Zeta» disponendo undici battelli ( tra cui il Velella) a copertura delle coste dal Golfo di Gaeta a quella di Paola ed altri nove ancora più a sud. Ma il Velella alle 15 del 7 settembre, al comando del tenente di vascello Mario Patanè, lasciò il porto di Napoli e non vi fece più rientro.
La firma dell’Armistizio
E quando il giorno successivo Badoglio annunciava alla Nazione la firma dell’armistizio, ormai già giaceva sul fondale di Punta Licosa.
E con esso scomparvero per sempre i cinquanta marinai che tante missioni vittoriose avevano portato a compimento nel Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico.
Castellabate, del resto, non ha dimenticato. Oggi ci sarà un concerto bandistico per “La Marina Militare” a cura della Cilento Wind Orchestra. Sabato, al Castello dell’Abate, verrà inaugurata la mostra “La marina militare in cartolina”, a cura del luogotenente Giannicola Guariglia.
A seguire la premiazione del concorso “Castellabate e la marina militare” e lo spettacolo teatrale dell’associazione Actor Sud. Domenica mattina sul molo del Velella si terrà la cerimonia dell’alzabandiera.
Seguirà la Santa Messa officiata dal vescovo di Vallo della Lucania Ciro Miniero e la deposizione di una corona di fiori per commemorare le vittime del Velella.
Ma il mare blu del Cilento tra le sue profondità nasconde diversi relitti. A poca distanza dal Velella, riposa anche la Motonave Alfieri.
La gente del posto racconta, inoltre, che negli anni Sessanta anche dei sub tedeschi abbiano recuperato resti d’aerei a bassa profondità riportandoli in patria.
Il Caccia di Camerota
A largo di Marina di Camerota, si nasconde il relitto di un caccia americano colpito e affondato durante il secondo conflitto bellico. Il pilota si salvò grazie all’aiuto di un abitante del posto che andò a recuperarlo con un barca a remi.
[Fonte: Antonio Vuolo – Blog]